mercoledì 9 settembre 2009

Petra, cesellata nell'arenaria

La lunga camminata nel Siq (quasi 2 chilometri) prepara psicologicamente alla meraviglia che si manifesta dalla fessura che, dopo l'ultima curva del lungo canalone, fa intravedere il Tesoro. Nonostante i film, i documentari, le fotografie camminare tra i templi scolpiti nell'arenaria è un'emozione fortissima.
È un sito che va visitato con calma e per gustarla due giorni pieni (quindi tre notti) sono necessari.

Le prime tracce di insediamenti stabili Edomiti (“discendenti” di Esaù) nell’area di Petra (Piccola Petra) datano tra la fine delll VIII secolo a.C. e l’inizio del VII mentre i Nabatei (popolazione nomade araba, proveniente dalla penisola araba occidentale) cominciarono a insediarsi nella zona nel VI secolo a.C..
Quando gli Edomiti, sotto la pressione dei Nabatei, l’abbandonarono per installarsi nella regione di Hebron, i Nabatei si stanziarono stabilmente nella regione e, grazie alle ricchezze accumulate con il commercio con le popolazioni limitrofe, costruirono la città di Petra.
Prima tributaria degli Assiri, poi dei Caldei, quindi dei Persiani, tra la fine del IV e l’inizio del II secolo a.C. i Nabatei sembrano del tutto indipendenti, malgrado i Tolomei dominino su tutta la regione. Nel I secolo a.C. estendono il loro dominio fino a Palmira per poi, dopo alterne vicende, essere conquistata da Traiano nel 106.
La città si era sviluppata soprattutto grazie al commercio sulla via dell’incenso, un tracciato carovaniero storico che partiva dallo Yemen, lungo la costa occidentale della Penisola araba, e a Petra si biforcava in una via nord-occidentale che portava a Gaza, e in una nord-orientale verso Damasco. La disponibilità d’acqua e la sicurezza fecero di Petra il luogo d’elezione per la sosta all’incrocio di varie vie carovaniere che collegavano l’Egitto alla Siria e l’Arabia del sud al Mediterraneo, lungo le quali si svolgeva principalmente il commercio di prodotti di lusso: spezie e seta provenienti dall’India, perle dal Mar Rosso e incenso dal sud dell’Arabia.
Dopo la conquista romana della regione, le vie commerciali seguivano altri percorsi, Petra perde quindi la sua centralità anche se divenne capitale di una delle tre parti in cui era divisa la Provincia di Palestina. Indifferenti al Cristianesimo per lungo tempo, le prime chiese sorgono nel V secolo, gli abitanti di Petra (che agli inizi del VIII secolo era ormai un piccolo villaggio) non risentono neanche della conquista islamica e Petra, a partire dal 1200, scompare definitivamente nell’oblio della storia. È un viaggiatore svizzero, Johann Ludwig Burckhardt nel 1812, che, riuscendo a penetrare nell’area con uno stratagemma, riconosce nelle rovine presso il wadi Musa le vestigia dell’antica Petra. Seguono varie esplorazioni, ma le prime vere missioni archeologiche cominciarono dal 1828 e tuttora sono in corso importanti scavi: nel 1992 sono stati scoperti i mosaici della chiesa di Petra e nel 2003 è stato rinvenuto il complesso funerario posizionato sotto il Tesoro.

PETRA COSA VEDERE

Petra si raggiunge a piedi o con calessi (riservati a chi presenta problemi di deambulazione) attraverso il Sik (o Siq), una lunga e profonda fessura delle rocce che si snoda per 1.600 metri, stretta tra pareti che in alcuni punti non distano una dall’altra più di 3 metri e alte tra i 91 e i 182 metri, al termine della quale compare improvvisamente il Tesoro.

La fessura nel Siq dal quale si intravede il Tesoro

Il Tesoro
Il Siq è una faglia geologica naturale prodotta da forze tettoniche e levigata dall’erosione dell’acqua; al suo ingresso vi è una enorme diga, ricostruita nel 1963 e poi ancora nel 1991, progettata per sbarrare la foce del Siq e reindirizzare le acque del Wadi Musa. La diga è una ricostruzione abbastanza fedele di quella realizzata dai Nabatei per controllare il Wadi Musa tra il I secolo a.C. e gli inizi del I secolo.
La posizione geografica di Petra in fondo a una valle rocciosa, unita alla relativa impermeabilità delle rocce circostanti, permettevano di recuperare acque pluviali da un bacino di circa 92 km². Ancor oggi sono visibili impianti destinati a raccogliere e a distribuire l’acqua superando i forti dislivelli del terreno, in particolare sbarramenti e cisterne a cielo aperto.
Per la raccolta dell'acqua esisteva anche un’importante rete di cisterne sotterranee. A nordest e a sudest di Petra, le acque del Sîq scorrevano in gallerie scavate nella roccia e intonacate con gesso impermeabile, o in una rete idrica in leggera pendenza, fatta di tubi di terracotta o di ceramica (tracce sono visibili nelle pareti del Siq). Un’altra rete, di maggiore portata, consentiva di captare l’acqua di sorgenti più lontane e di rifornire quartieri più in alto. L’insieme di queste reti idriche portava a Petra circa 40 milioni di litri d’acqua al giorno.
Vista sui canaloni di Petra

A partire da El Khasneh (il Tesoro), le tombe di Petra sono scavate nei canaloni e sui fronti rocciosi delle montagne e sono in gran parte ricavate nell’arenaria policroma di età paleozoica, una roccia sedimentaria prodotta dalla sedimentazione e dall’accumulo di piccoli granelli di sabbia. Il risultato di questo processo è una roccia coerente e resistente, ma al contempo facile da scavare, organizzata in strati o bancate.
Una caratteristica particolare di queste arenarie è la variazione del colore, con sfumature dal giallo ocra al rosso fuoco al bianco, dovute alla diversa concentrazione degli ossidi durante il lungo processo di consolidamento. Queste spettacolari variazioni cromatiche sono particolarmente visibili sui soffitti di molti ipogei di Petra.
Relax lungo la Via delle Facciate
Dal Tesoro si procede lungo la Via delle Facciate dove si susseguono i palazzi e i monumenti di Petra fino alla necropoli e al teatro romano per poi procedere lungo la Strada Colonnata. Poi, dopo una salita di oltre 900 scalini scavati nella roccia si raggiunge il Monastero (al Deir) da cui si gode una magnifica vista sui canyon sottostanti.

Monastero (al Deir)