domenica 10 gennaio 2016

I desaparecidos e le Madri de Plaza de Mayo

Il 30 aprile 1977, 16 madri di ragazzi e ragazze spariti nei primi giorni della dittatura di Videla iniziano  manifestare pacificamente camminando davanti alla Casa Rosada con le foto dei loro cari. Tra loro Azucena Villaflor de De Vincenti che viene poi arrestata e uccisa in una delle prigioni segrete dell’Esma qualche mese dopo.
Diventate presto note in tutto il mondo, le Madri de Plaza de Mayo indossano un fazzoletto bianco annodato sulla testa (che verrà poi dipinto sulla pavimentazione della piazza): è il loro simbolo di protesta che in origine era costituito dal primo pannolino, di tela, utilizzato per i loro figli neonati.
Si costituiscono presto in Associazione presenti poi in tutte le battaglie per i diritti civili, insieme a quelle delle “Madri” nasce l’associazione delle Nonne de Plaza de Mayo, il cui obiettivo è identificare i tanti bambini nati durante gli anni della dittatura che, ancora neonati, furono sottratti con la forza alle loro famiglie naturali e “dati in adozione” alle famiglie di gerarchi o amici del regime.
Questi bambini sono cresciuti ignorando le proprie origini e il proprio passato.
Per identificare le nonne materne dei piccoli orfani si è ricorso, a partire dagli anni 2000, a test del DNA.

Le differenze tra dittature cilena e argentina

Si ritiene che, tra il 1976 e il 1983, in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali su 40.000 vittime totali.
Le modalità di sequestro e di sparizione delle vittime della repressione fu ideata per perseguire due obiettivi:

  • il primo era quello di evitare quanto verificatosi a seguito del Golpe cileno del 1973, che aveva portato al potere la Giunta militare comandata dal generale Pinochet, dove le immagini della prigionia dei dissidenti nello stadio di Santiago del Cile avevano fatto il giro del mondo, sollevando l’indignazione e l’interessamento delle associazioni per la difesa dei diritti umani; l’assoluta segretezza degli arresti viceversa garantì per lungo tempo al regime militare argentino una sorta di “invisibilità” agli occhi del mondo (la maggior parte dei governi assunse, almeno nei primi anni, un atteggiamento piuttosto “compiacente” nei confronti di Videla, tanto che i Campionati di calcio furono regolarmente disputati in Argentina nel 1978 anche se le efferatezze del regime erano ormai note);
  • il secondo era quello di terrorizzare la popolazione, attraverso la mancata diffusione di notizie in merito alla sorte degli arrestati, limitando in questo modo fortemente non solo ogni possibile dissenso al regime, ma anche la semplice richiesta di notizie da parte dei parenti.

Secondo alcune fonti, spesso testimonianze di militari coinvolti nell’operazione, molti desaparecidos furono imbarcati a bordo di aerei militari, sedati e lanciati nel Rio de la Plata, oppure gettati nell’Oceano Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi fossero divorati dagli squali, i cosiddetti voli della morte, altri furono detenuti in centri di detenzione clandestini. In uno di questi, rimasto sinistramente celebre, ebbe sede la scuola di addestramento della Marina Militare Esma, a Buenos Aires.

L'impunità degli assassini

Tuttavia, una volta tornata la democrazia, dopo le prime sentenze di condanna contro ufficiali dell’esercito emesse sotto la presidenza Alfonsin, le successive pressioni degli ambienti militari hanno fatto sì che vi fossero numerose amnistie e, di fatto, un colpo di spugna sul periodo della dittatura. Il 13 gennaio 2007 Isabelita Peron è stata arrestata in Spagna per la morte di un giovane desaparecido. Solo negli anni 2000, a seguito della pressione del presidente Nestor Kirchner, alcune amnistie sono state revocate e i responsabili hanno subito varie pene: il tenente generale Jorge Videla, ad esempio, è stato condannato a due ergastoli e 50 anni di carcere. All’età di 87 anni, il 17 maggio 2013 Jorge Videla è morto. (Informazioni liberamente tratte da Wikipedia).